Tra le cose da vedere a Verona, le chiese, i musei, i  e i monumenti della città scaligera rivestono un ruolo di primo piano.

Chiese di Verona: la Cattedrale di s. Maria Matricolare

La chiesa di s. Maria Matricolare fu costruita nel VIII-IX sec. d.C., ma dopo il terremoto del 1117 venne operato un completo rifacimento della struttura che assunse forme romaniche (ancora oggi prevalenti all’esterno della costruzione).

La facciata romanica è tripartita, presenta frontone con spioventi e cornice ad archetti.

Al centro della facciata si trova il doppio protiro del maestro Nicolò, splendida opera scultorea del 1139:

  • La parte inferiore, in marmi bianchi e rosati, presenta colonnine tortili che sostengono un arco, ai cui lati sono scolpiti motivi vegetali, scene di caccia e figure di santi, mentre la volta dell’arco reca bassorilievi con i simboli dei 4 evangelisti e altri motivi;
  • La parte superiore del protiro è in tufo e presenta un arco a tutto sesto (come la parte inferiore), sormontato da un timpano con archetti e appoggiato su due grifi e otto colonne.

Il portale strombato è scolpito con immagini di profeti e di animali; anche gli stipiti, la lunetta e l’architrave recano decorazioni scultoree. Il protiro laterale (sul quale si innalza il campanile eretto su progetto di Michele Sanmicheli) è dell’inizio del XII sec. e presenta due ordini di colonne con capitelli decoratissimi, bassorilievi e resti di affreschi del XIV sec.

Notevole l’abside in tufo del XII sec., di forma circolare, con monofore del XVI sec. e decorazioni a motivi vegetali.

L’interno deve l’aspetto attuale alle modifiche apportate alla chiesa romanica nel XV sec.

È diviso in 3 navate da alti pilastri in marmo rosso che sostengono vaste arcate gotiche. Le prime 3 cappelle di ogni lato (1465-1504) presentano un aspetto unitario, dovuto alla finta architettura affrescata da Giovanni Maria Falconetto.

La navata centrale è conclusa dalla cappella maggiore, caratterizzata da un elegante tornacoro semicircolare in marmi policromi, realizzato da Michele Sanmicheli (1534) e dagli affreschi a soggetto mariano, opera di Francesco Torbido (su cartoni di Giulio Romano).

Le cappelle laterali sono arricchite da numerose opere scultoree e pittoriche, soprattutto rinascimentali.

Tra gli artisti che vi hanno lavorato: Liberale da Verona, Nicolò Giolfino, Giambettino Cignaroli, Francesco Morone, Giovanni Badile, Felice Brusasorci, Girolamo dai Libri e Giovan Francesco Caroto. Di notevole importanza la cappella Cartolari-Nichesola con cornice marmorea disegnata da Sansovino (cui è attribuito anche il sepolcro della cappella) intorno alla pala dell’Assunta di Tiziano.

Da ricordare anche la cappella Mazzanti, bel complesso rinascimentale in cui è collocata l’arca di S. Agata, eseguita nel 1353 da maestranze campionesi.

L’ingresso per visite turistiche è a pagamento.

È possibile acquistare il biglietto per la visita alla singola chiesa o un biglietto cumulativo per le cinque chiese di S. Zeno Maggiore, S. Anastasia, S. Lorenzo, S. Fermo Maggiore e il Duomo (Cattedrale di S. Maria Matricolare) oppure un biglietto che abbina la visita al Duomo e al Museo Canonicale.

S. Anastasia

La basilica di S. Anastasia è il più rilevante monumento gotico di Verona.

I Domenicani ne iniziarono la costruzione nel 1290, sull’area di un complesso ariano voluto da Teodorico e dedicato già alla santa.

Ultimata nel XV sec. fu restaurata nel 1878-81.

A sinistra della facciata si trova il trecentesco ex convento dei Domenicani, in cotto e pietra.

Sull’ingresso di questo complesso si trova l’arca di Castelbarco in stile gotico, del Maestro di S. Anastasia (prima metà del ‘300), con baldacchino ad archi trilobati.

Accanto al convento c’è la chiesetta di S. Giorgetto, graziosa costruzione in cotto fondata nel 1283 (all’interno sono conservati dipinti del XIV sec. di Turone, Giovanni Maria Falconetto e Giovanni Badile, ma la chiesa è generalmente chiusa al pubblico).

Sul retro della basilica si erge lo slanciato abside in stile gotico, sovrastato dal campanile del ‘400.

L’imponente facciata non è completa: il rivestimento in mattoni è stato realizzato solo sulla parte inferiore. Sulla facciata si apre lo splendido portale gemino in marmi policromi del XIV sec., ornato da pitture e sculture.

Nelle lunette ci sono affreschi della prima metà del ‘400; sull’architrave sono scolpite in stile romanico, storie di Gesù, di S. Anastasia e di S. Caterina, mentre sulla colonnina è scolpita una Madonna del XV sec.

La colonna centrale presenta 3 altorilievi di santi, sovrastati da sole e luna. Ai lati del portale ci sono fregi marmorei con putti e motivi vegetali, della prima metà del XVI sec.

L’interno della chiesa è a croce latina ed è diviso in 3 navate separate da grandi colonne di marmo bianco con capitelli gotici a motivi vegetali.

Le volte delle navate sono decorate con motivi vegetali e santi, del periodo tardogotico e rinascimentale. Il pavimento in marmi rossi, bianchi e neri è ancora quello realizzato nel 1462 da Pietro da Porlezza.

Alle prime due colonne della navata centrale sono appoggiate le celebri acquasantiere dei gobbi (opere del XVI sec.).

Le navate laterali della basilica di S. Anastasia presentano una fila continua di grandi altari, ornati da pale, affreschi e sculture del XIV, XV e XVI sec. (meno frequenti le opere del XVII e XVIII sec.).

Sono presenti: Giovanni Maria Falconetto, Liberale da Verona, Francesco Caroto, Bartolomeo e Nicolò Giolfino, Maestro di S. Anastasia, Giovanni Badile, Paolo Farinati, Francesco Morone, Felice Brusasorci, Lorenzo Veneziano, Alessandro Turchi (l’Orbetto), Marcantonio Bassetti, Pietro Rotari e Orazio Marinali.

Fra le numerosissime opere, da segnalare:

  • L’altare Fregoso (1560 circa) di Michele Sanmicheli per l’architettura e Danese Cattaneo per la decorazione scultorea
  • L’altare di S. Tommaso d’Aquino (1488-1502), ornato da una pala di Girolamo dai Libri (Madonna in trono col Bambino e santi)
  • La cappella Cavalli , con numerosi affreschi del XIV sec., tra cui un grande affresco dell’Altichiero (la più importante opera di questo artista rimasta a Verona)
  • La cappella Pellegrini, decorata da altorilievi di terracotta raffiguranti scene della vita di Gesù, di Michele da Firenze
  • Nel presbiterio, il monumento Seregno (1425 circa) attribuito a Nanni di Bartolo per la decorazione scultorea e a Michele Giambono per gli affreschi

Ma l’opera più importante conservata nella basilica è il famoso e spettacolare affresco staccato S. Giorgio libera la principessa dal drago, capolavoro di Pisanello e massima espressione del gotico internazionale veronese.

S. Fermo Maggiore

La basilica di S. Fermo Maggiore, una delle più significative chiese di Verona, ed è composta da due edifici sovrapposti, ma connessi.

La chiesa inferiore fu eretta dai Benedettini tra il 1065 e il 1143, sui resti di un antico sacello dedicato ai SS. Fermo e Rustico.

La chiesa superiore, coeva a quella inferiore, fu riedificata in stile gotico nel XIV sec., ad opera dei Francescani che erano subentrati ai monaci precedenti nel 1260.

La facciata gotica (ultimata nel 1350 circa) è divisa in due da una galleria d’archetti in parte cieca.

La parte inferiore è in tufo e appartiene all’antica chiesa romanica; quella superiore presenta un rivestimento murario a fasce alternate di tufo e cotto, su cui si aprono quattro strette e alte monofore trilobate, sormontate da una trifora tra due loculi.

Il portale romanico alla sommità della scalinata ha profonda strombatura a cordoni multipli; nella lunetta è collocata una statua di S. Francesco, del XV sec.

La porta bronzea di Luciano Minguzzi è moderna (1984-88).

Il bel portale laterale ad arco acuto e marmi policromi (1363) è decorato da sculture del XIV e XV sec. ed è preceduto da un ampio protiro del XV sec.

Spettacolare è il complesso absidale, affacciato su un giardinetto nei pressi dell’Adige.

Le due absidi laterali semicircolari, ornate da esili lesene, sono romaniche; l’abside centrale poligonale si innalza su base romanica, ma presenta forme gotiche, con contrafforti coronati da guglie e frontoni.

Il massiccio campanile a cuspide, del XIII sec., presenta una cella campanaria con trifore e capitelli romanici.

L’interno della chiesa superiore è ad un’unica ampia navata a croce latina, con altari laterali e cinque absidi ed è coperto da un prezioso soffitto ligneo carenato del 1314.

Le pareti e le cappelle sono ornate da numerosissimi elementi decorativi.

Notevole il ricco pulpito della fine del ‘300, in marmi policromi con cuspide in legno dipinto.

Numerose sono le opere pittoriche nella basilica di S. Fermo Maggiore che vanno dal XIII sec. al XVII sec.; tra le altre:

  • Il frammento dell’affresco con angeli musicanti di Stefano da Zevio,
  • Vari dipinti di Domenico Brusasorci
  • La pala Maria e i santi di Giovan Francesco Caroto
  • L’affresco della Crocifissione attribuito a Turone
  • Opere di Francesco Torbido, di Battista del Moro, di Lorenzo Veneziano, di Liberale da Verona e di Alessandro Turchi (l’Orbetto)

Le opere scultoree che arricchiscono l’interno appartengono ai secoli XIII-XVI.

Sono presenti alcune sculture giovanili di Michele Sanmicheli e un altare che riprende la struttura dell’arco trionfale, sempre dello stesso autore.

Ma l’opera più spettacolare è il monumento Brenzoni (1427-39) capolavoro di scultura e pittura tardogotica.

Il sarcofago è sospeso sulla parete tramite un supporto di finte rocce ed è circondato da statue raffiguranti la Resurrezione di Cristo di Nanni di Bartolo.

Sullo sfondo del monumento, il dipinto dell’Annunciazione di Pisanello, sopra cui si trovano gli affreschi di S. Michele e S. Raffaele, sempre di Pisanello.

Dal transetto, si passa al chiostro romanico (con frammenti scultorei di varie epoche), da cui si accede alla chiesa inferiore, edificio romanico a croce latina con 3 navate, sostenute da numerosi pilastri (con capitelli medievali); alle pareti e sui pilastri, interessanti affreschi del XI-XIII sec.

S. Maria in Organo

  1. Maria in organo, affacciata su un canale del fiume (oggi interrato), fino all’800 la chiesa e la piazzetta antistante costituivano un angolo caratteristico della città.

Anche il monastero benedettino a più chiostri, con lo xenodochio (ospizio per pellegrini) annesso, ha perso le sue caratteristiche ed è in parte adibito a sede di altre istituzioni.

La chiesa fu costruita in età longobarda, ma venne distrutta e ricostruita dopo il terremoto del 1117 e poi di nuovo rifatta nelle forme attuali a partire dal 1481, dagli Olivetani.

La facciata romanico-gotica fu rivestita da un prospetto in marmo bianco, nella parte inferiore (tre arcate, con portale del 1592) da Michele Sanmicheli.

La parte superiore della facciata mantiene il rivestimento in cotto e tufo, con decorazione ad archetti.

Sul fianco destro della chiesa si erge il campanile, ritenuto opera di fra’ Giovanni da Verona (monaco olivetano, molto attivo all’interno della chiesa come intarsiatore), ma terminato nel 1533.

L’interno a croce latina a 3 navate, con transetto e presbiterio rialzati, conserva una ricca decorazione pittorica.

Sono, infatti, presenti opere di Girolamo Savoldo, di Nicolò Giolfino, di Giovan Francesco e Francesco Caroto, di Domenico e Francesco Morone, di Antonio Balestra, di Paolo Farinati, di Francesco Torbido, di Girolamo Mocetto, di Paolo Cavazzola, del Guercino, di Domenico Brusasorci, di Alessandro Turchi (l’Orbetto).

Di grandissimo interesse le tarsie di fra’ Giovanni da Verona, nel coro ligneo e sugli armadi della sagrestia, nonché il leggio e il candelabro intagliati.

Sotto il presbiterio si trova la cripta, costruzione preromanica con colonne e capitelli del VIII sec.

Vi sono conservate opere di Domenico Brusasorci, Luca Giordano, Francesco Morone, Antonio Balestra e la popolare “Muletta”, preziosa scultura lignea del XIV sec., raffigurante Gesù che entra a Gerusalemme a cavallo di una mula; da qui il nome dato alla statua, che ogni anno veniva portata in processione per le vie cittadine in occasione della Messa delle Palme.

S. Zeno Maggiore

Capolavoro del romanico in Italia, S. Zeno Maggiore fu fondata da re Pipino (o secondo alcuni rifondata) tra l’VIII e il IX sec., sulla tomba del patrono di Verona, attorno al quale si era sviluppato un culto con radici antiche (V sec.).

Le attuali strutture romaniche sono dovute principalmente alle modifiche attuate nel XII sec., dopo il terremoto del 1117.

Solo l’abside, rifatto alla fine del XIV sec., presenta forme gotiche.

La facciata in tufo è attraversata da una galleria di bifore in marmo rosso.

Al centro si apre la ruota della fortuna, grande rosone dell’inizio del XIII sec. di Brioloto, decorato da 6 statue che raffigurano le alterne vicende umane.

La parte centrale della facciata è caratterizzata anche dal portale con protiro del maestro Nicolò (e aiuti, 1138).

Il protiro è sostenuto da due leoni.

L’arco è decorato con motivi animali e vegetali, con sculture di santi e raffigurazioni dei mesi (sui lati).

Nella lunetta è scolpito S. Zeno e (alla base) alcuni miracoli del santo; queste sculture conservano ancora ampie tracce di una antica policromia.

Il portale della basilica è un esempio fondamentale di scultura romanica; ogni battente ligneo è decorato da 24 formelle di bronzo, a rilievo.

A sinistra ci sono le Storie del Nuovo Testamento e un mascherone, a destra 18 Storie dell’Antico Testamento, 4 Storie di S. Zeno, un S. Michele e un altro mascherone.

Altre formelle, più piccole, ricoprono gli stipiti interni dei battenti e presentano figure di re incoronati, virtù, santi e uno scultore al lavoro.

Ai lati del protiro si trovano rilievi in pietra: a sinistra le Storie della Genesi del maestro Guglielmo (XII sec.) e la raffigurazione della leggenda Teodorico attirato all’inferno, di artista ignoto; a destra Scene di vita di Gesù del maestro Nicolò e raffigurazioni di duelli fra guerrieri, anche queste di autore ignoto.

Le pareti laterali della basilica e l’abside presentano il tipico rivestimento veronese di fasce alternate di tufo e cotto.

L’interno è a croce latina a 3 navate, divise da pilastri cruciformi, alternati a colonne con capitelli a motivi zoomorfi e capitelli corinzi provenienti da edifici romani.

Il soffitto ligneo carenato è della fine del ‘300.

La chiesa di S. Zeno Maggiore è ricca di opere d’arte: vi si trovano opere pittoriche dal XIII al XVI sec. e opere scultoree del XII, XIII e XIV sec.

Da ricordare:

  • La croce stazionale della metà del ‘300, attribuita a Lorenzo Veneziano;
  • Il battistero ottagonale di marmo, del XIII sec., attribuito a Brioloto;
  • La coppa di porfido (oltre 2 metri di diametro) che doveva appartenere ad un edificio termale della Verona romana; la pala Madonna e santi di Francesco Torbido;
  • L’enorme affresco S. Cristoforo, uno dei più antichi (risale alla fine del XIII sec.);
  • All’altare maggiore, il sarcofago dei SS. Lupicino, Lucillo e Crescenziano (vescovi veronesi), con decorazioni scultoree raffiguranti scene del Vangelo, di un maestro anonimo del XII sec.;
  • Il dipinto della Crocifissione della scuola di Altichiero (fine ‘300);
  • La statua in marmo rosso di San Zeno che ride, di autore veronese del XIII sec. (reca ampie tracce della colorazione originaria).

L’opera più importante conservata in S. Zeno è il trittico di Andrea Mantegna (1457-1459), capolavoro della pittura rinascimentale dell’Italia Settentrionale.

Il trittico ha come soggetto la Madonna con Bambino e santi; portato via dai francesi nel 1797, fu recuperato più tardi, ad eccezione dei dipinti della predella (quelli attuali sono copie di Paolo Veronese).

La cripta è del XIII sec., presenta 7 arcate con fregi di Adamino da S. Giorgio (artista locale) appoggiate su capitelli e archivolti scolpiti, della prima metà del XII sec.

Le pareti sono affrescate con dipinti del XIII e XIV sec.; una cancellata del ‘400 chiude l’abside, in cui è conservato il sarcofago con le reliquie di S. Zeno.

Sul lato destro della chiesa e non appoggiato a questa, il campanile si innalza per 72 metri.

Iniziato nel 1045, ma restaurato già nel 1120 (dopo il terremoto del 1117), è stato ultimato nel 1173. Al di sopra della zoccolatura presenta la caratteristica bicromia dovuta all’utilizzo di fasce alternate di tufo e cotto.

È diviso in piani da cornici ad archetti di tufo ed è coronato da un doppio ordine di trifore e da una cuspide con 4 pinnacoli angolari.

Sui fianchi sono inserite decorazioni scultore romane.

Accanto alla basilica, fin dall’età carolingia, era presente un monastero benedettino, che divenne molto presto un centro catalizzatore molto forte, tanto da far sviluppare, nei pressi, una piccola città (il cosiddetto borgo S. Zeno).

A partire dal X sec., presso il monastero soggiornarono abitualmente gli imperatori del Sacro Romano Impero, quando dovevano trattenersi a Verona.

Il monastero (diventata abbazia) fu soppresso nel 1770 (dopo una lunga fase di decadenza, iniziata con gli Scaligeri) e in epoca napoleonica fu progressivamente demolito perché utilizzato come cava per materiale edilizio di reimpiego.

Dell’antica abbazia rimangono solo il torrione e il chiostro.

Il chiostro sul fianco sinistro della basilica fu costruito a cavallo fra il ‘200 e il ‘300; si tratta di un ampio quadrilatero romanico-gotico, con colonnine binate e capitelli a foglie uncinate.

Uno dei muri (con filari in cotto a pietra alternati) è probabilmente altomedievale.

Sotto il portico sono presenti numerosi frammenti pittorici e scultorei e varie sepolture (fra cui quella dell’abate Giuseppe della Scala, citato da Dante nel suo Purgatorio).

Il torrione che si eleva sul lato sinistro della piazza è una costruzione in cotto, coronata da merlatura ghibellina.

È stato eretto probabilmente in due momenti successivi, tra il XII e il XIII sec.

All’interno sono conservati l’affresco “Omaggio dei popoli al potere imperiale”, del XIII sec. e frammenti di decorazioni trecentesche.

S. Stefano

S. Stefano è una delle basiliche paleocristiane più antiche di Verona.

Costruita intorno al V sec., come basilica cimiteriale destinata alla sepoltura dei vescovi veronesi, rimase pressoché inalterata fino al X sec., quando l’interno venne modificato con la realizzazione delle attuali navate.

L’esterno, pur avendo mantenuto le mura perimetrali paleocristiane (caso unico in Verona), ha assunto forme romaniche.

La facciata del XII sec. presenta il tipico rivestimento a fasce alterne di tufo e cotto.

Il coevo tiburio ottagonale in cotto presenta due serie di bifore sovrapposte, di tipologia lombarda.

L’interno è a 3 navate.

È possibile individuare nelle strutture architettoniche l’evoluzione storica dell’edificio:

  • Mura perimetrali del V-VI sec.
  • Colonne, capitelli e cattedra vescovile del VIII sec.
  • Cripta e deambulatorio del X sec.
  • Altari e cappelle dal XIV al XVIII sec.

Il presbiterio e il transetto sono rialzati.

La chiesa è ricca di opere pittoriche di Domenico Brusasorci, di Alessandro Turchi (l’Orbetto), di Marcantonio Bassetti, di Battista del Moro, di Giovan Francesco Caroto e di Paolo Farinati.

La cappella più importante, uno dei pochi esempi di architettura barocca a Verona, è la cappella degli Innocenti (1620 circa), il cui interno è decorato con stucchi manieristici.

S. Lorenzo

Chiesa romanica dell’inizio del XII sec., S. Lorenzo fu costruita sul luogo di una precedente basilica paleocristiana (frammenti di decorazioni nel cortile d’accesso).

Subì pesanti interventi di restauro nel 1877 e nel secondo dopoguerra.

L’edificio presenta il tipico paramento delle costruzioni romaniche veronesi, a fasce alternate di tufo giallo-ocra e mattoni rossi, con alcuni filari di ciottoli disposti a spina di pesce.

La facciata di S. Lorenzo è compresa fra due insolite torri scalari cilindriche, attraverso le quali si aveva accesso ai matronei.

Il protiro pensile e il campanile (ricostruito in epoca recente) risalgono alla seconda metà del XV sec.

L’interno è a tre navate; sopra quelle laterali si trovano i matronei, con logge che si affacciano sulla navata centrale.

Sull’altare maggiore è posto il dipinto Madonna con Bambino che appare ai santi di Domenico Brusasorci (1566).

Notevoli i frammenti di affreschi del XIII e XIV sec. raffiguranti angeli e santi e, nella cappella della navata sinistra, il David di Nicolò Giolfino.

Ss. Apostoli

La chiesa dei SS. Apostoli è di fondazione paleocristiana, ma fu ricostruita nella prima metà del XII sec., più volte rimaneggiata fino al XVIII sec. e infine ricostruita dopo l’ultima guerra.

Della costruzione romanica rimangono i muri esterni, le absidi e il campanile.

L’interno, totalmente rimaneggiato, è stato ridotto da tre ad una navata nel ‘500.

Vi sono conservate la pala S. Agostino in meditazione di Alessandro Turchi (l’Orbetto) e il dipinto Adorazione dei Magi di Felice Brusasorci.

Dalla sagrestia (affreschi del XII e XIII sec.) si accede alla chiesetta semi-interrata di SS. Teuteria e Tosca.

La leggenda narra che Tosca, sorella di S. Procolo, si era ritirata in preghiera e meditazione in un luogo solitario di Verona.

Qui fu raggiunta da Teuteria, figlia del re d’Inghilterra, che sfuggiva alle insidie di Osvaldo, pretendente indesiderato; per difendersi dai sicari dell’uomo, le due donne si rifugiarono in una grotta, la cui imboccatura venne chiusa, per miracolo, da spesse ragnatele, mettendo le due vergini al sicuro.

Le due vissero insieme per il resto della vita e morirono nel 263 (Osvaldo, nel frattempo, grazie alle preghiere di Teuteria si era convertito e fu poi fatto santo).

Il culto di Teuteria risale all’alto Medioevo, mentre quello di Tosca appare nel XII sec., ma nessuna delle due ebbe una particolare officiatura.

La chiesa dei SS. Apostoli venne consacrata nel 751, ma un edificio preesistente è attestato fin dal V sec.

Nel 1160 fu riconsacrata quando vennero trovati i presunti corpi delle due sante, poi posti in un’arca di marmo.

La chiesa ha subito pesanti modifiche nel XIV, XVI e XVIII sec.

L’edificio a croce greca con la parte centrale sopraelevata, assunse una pianta pressoché quadrata quando nel XIV sec., divenuta cappella sepolcrale della famiglia Bevilacqua, i muri vennero prolungati per dare giusta collocazione alle tombe; più tardi vennero anche rinnovate le pavimentazioni, l’altare maggiore e le finestre sui muri (ora in parte originali a strombatura, in parte quelle ogivali del ‘700).

I restauri del 1913 ripristinarono parte delle strutture originarie.

In questa stessa occasione, la riesumazione dei corpi delle sante portò alla luce i resti di due individui di sesso diverso; ciò, insieme al rinvenimento di mosaici pavimentali romani del IV sec. (disegni geometrici a tessere di marmo rosso, giallo, bianco e nero), di monete del III e IV sec e di altri resti di corpi umani, ha portato a formulare l’ipotesi che l’edificio precedente la costruzione della chiesa fosse, in origine, una tomba romana (in tutta la zona sorgevano, fra l’altro numerose costruzioni sepolcrali).

All’interno della chiesa, sopra l’altare settecentesco, si trova l’arca di SS. Teuteria e Tosca.

La cassa in marmo rosso è del XII sec., mentre le sculture in marmo grigio inserite nella parte frontale sono state aggiunte nel XV sec.

A destra dell’altare si trova la tomba di Francesco Bevilacqua, consigliere di Cangrande II, il primo della famiglia ad esser sepolto qui nel 1368.

Non si conosce l’autore di quest’arca di marmo trecentesca, anche se sono evidenti influenze lombarde. Di fronte è posta l’arca in marmo bianco dedicata a tre fratelli Bevilacqua, del XVI sec.

L’urna, a forma di cassapanca cinquecentesca, riporta le figure scolpite delle tre virtù teologali. In un angolo della chiesa si trova la grande vasca battesimale, in un unico blocco marmoreo, del XIII sec.; di dimensioni notevoli, atte all’antico uso del battesimo per immersione, la tradizione vuole che in questa fonte sia stata battezzata Beata Maddalena di Canossa.

S. Giorgio in Braida

Fondato come monastero dei Benedettini nel 1046, S. Giorgio in Braida fu completamente rinnovato in forme rinascimentali dopo che il cenobio fu ceduto alla congregazione di S. Giorgio in Alga, nel 1441.

L’edificio è dominato dalla grande cupola di Michele Sanmicheli, per la cui realizzazione fu mozzata la torre romanica in tufo, sul fianco della chiesa.

La facciata in marmo bianco è a due ordini e presenta nicchie con statue di santi.

L’interno di S. Giorgio in Braida è a navata unica, fiancheggiata da cappelle cinquecentesche.

Di grande pregio le opere pittoriche qui conservate.

Oltre ai dipinti di Domenico Tintoretto, Domenico e Felice Brusasorci, Bernardino India, Giovan Francesco e Francesco Caroto, Paolo Farinati e Moretto da Brescia, sono da segnalare il Battesimo di Cristo di Jacopo Tintoretto, le portelle dell’organo dipinte da Girolamo Romanino e la Sacra Conversazione di Girolamo dai Libri.

Nell’abside, l’altare di scuola sanmicheliana inquadra lo splendido Martirio di S. Giorgio, capolavoro di Paolo Veronese, la sua più grande e bella opera conservata a Verona.